La mano è uno degli organi più complessi del corpo umano, essendo composta da 27 ossa, 18 muscoli intrinseci, 12 tendini flessori e 12 estensori, 3 grossi vasi e 3 tronchi nervosi maggiori, oltre ad un gran numero di terminazioni nervose e ad un fitto intreccio di piccoli vasi arteriosi, venosi e linfatici.
Proprio questa estrema complessità rende possibili numerosissime funzioni; con le mani infatti possiamo svolgere lavori fini o pesanti, mangiare o lavarci, esprimere con la gestualità sentimenti di amore o di rabbia ecc…
Il cieco compensa con l’uso delle mani la mancanza della vista, il muto quella della parola.
Per questi motivi, e per l’utilizzo costante che ne viene fatto, la mano è particolarmente soggetta ad alterazioni degenerative di carattere artrosico delle sue componenti, con conseguente deficit più o meno marcato nello svolgimento delle attività quotidiane.
Cosa è la rizoartrosi?
L’articolazione trapezio-metacarpica del pollice viene colpita assai frequentemente da fenomeni artrosici (fig. 1 e 2), essenzialmente dovuti alle continue sollecitazioni meccaniche e alla notevole escursione articolare cui essa è soggetta.
fig.1 e 2: quadro radiografico e clinico di articolazione trapezio-metacarpica artrosica
Da numerosi studi eseguiti a livello mondiale si calcola che proprio l’articolazione trapezio-metacarpale sia in assoluto la più colpita (35%) del corpo umano, seguita da quella lombare e coxo-femorale (30%) e dalla cervicale (25%).
Il fenomeno artrosico coinvolge l’articolazione basale del pollice, ovvero quella compresa tra il trapezio (osso del carpo) e la base del primo metacarpo (osso lungo della mano), con progressivi fenomeni degenerativi e comparsa di dolore associato a riduzione della motilità articolare e conseguente grave deficit della possibilità di esecuzione delle normali attività quotidiane.
Il soggetto che ne è affetto perde progressivamente la capacità di eseguire sia i movimenti più fini per la riduzione della motilità del pollice, sia quella di effettuare lavori pesanti, limitati dalla comparsa del dolore dovuto a fenomeni di compressione e di taglio sulle superfici articolari colpite.
Indicazioni all’intervento chirurgico.
Alla comparsa di dolore alla base del primo raggio da rizartrosi, l’approccio più opportuno è basato su un trattamento fisioterapico rivolto a ridurre la sintomatologia e l’infiammazione delle strutture periarticolari, associando un tutore statico immobilizzante la trapezio-metacarpica durante l’attività quotidiana. Fondamentale in questa fase è il riposo con astensione dell’utilizzo della mano affetta e l’assunzione di farmaci antidolorifici e antiinfiammatori.
Negli stadi più avanzati si può tentare di intraprendere una terapia infiltrativa, che peraltro ha efficacia solo temporanea e può con il tempo causare repentino peggioramento dovuto alla precipitazione di cristalli di cortisone tra le due superfici articolari.
Allorché la limitazione funzionale sia invalidante e il dolore presente anche a riposo, l’indicazione chirurgica rimane l’unica opportunità di guarigione.
Importante è stadiare la degenerazione articolare mediante radiografie standard, in modo da valutare la gravità della patologia, eventuali patologie artrosiche o infiammatorie associate, la presenza di deformità articolari del 1° dito (pollice a Z, pollice addotto, sublussazioni trapezio-metacarpali) o di osteofiti periarticolari.
Procedura chirurgica
Negli anni passati si sono tentati diversi trattamenti chirurgici, dalla artrodesi (blocco definitivo e permanente della trapezio-metacarpica) con conseguente grave limitazione della articolarità del pollice, alla sostituzione con protesi di vari materiali e forme, che non garantivano tenuta e stabilità all’utilizzo anche non forzato del pollice (lussazione della protesi) e davano spesso reazioni da intolleranza di tipo sia infettivo che infiammatorio con conseguente loro obbligatoria asportazione e successiva artrodesi.
La metodica attualmente consigliata a seguito di revisioni delle casistiche mondiali indica che la sola asportazione dell’osso trapezio consente di ottenere risultati sovrapponibili, se non migliori, rispetto a qualsiasi altro trattamento per la rizoartrosi, col vantaggio di ridurre notevolmente i tempi operatori, quelli di immobilizzazione del pollice e di recupero funzionale.
Mediante tale tecnica si ottiene la risoluzione del dolore, la ricostruire dell’articolazione degenerata senza apposizione di materiali estranei ed il recupero della motilità e della forza del pollice.
Tale intervento può essere eseguito con una degenza giornaliera (hospital day) e prevede una anestesia di plesso (addormentando solo il braccio mediante puntura al cavo ascellare).
Il decorso postoperatorio, solitamente non particolarmente doloroso, prevede l’applicazione di un leggero tutore in materiale sintetico che immobilizza solo il polso ed il pollice e lascia libere le dita lunghe) da mantenere per 2-3 settimane circa e successivo trattamento fisioterapico .
quadro clinico postoperatorio a 3 mesi dall’intervento
Vantaggi e risultati di tale metodica
- Scomparsa del dolore
- Recupero della stabilità e della forza anche durante attività lavorativa pesante
- Mantenimento di una articolarità del pollice pressochè fisiologica
- Ritorno ad attività lavorativa, sportiva e di relazione senza limitazioni
Domande più comuni in caso di rizartrosi:
D: dovrò essere addormentato e rimanere ricoverato a lungo?
R: l’intervento non necessita di ricovero, poche ore dopo l’intervento avverrà la dimissione
D: l’intervento e il decorso postoperatorio sarà doloroso?
R: il dolore è una sensazione soggettiva, ma grazie alle moderne terapie antidolorifiche si avrà
algia modesta e solo per le prime 6-12 ore
D: dovrò stare a riposo per molto, senza utilizzare la mano?
R: verrà posizionato un tutore leggero che immobilizza il polso e il pollice per 3 settimane circa, lasciando le dita lunghe libere per aiutare la mano non operata a svolgere le normali attività
D: quando potrà riprendere la piena funzionalità della mano?
R: sebbene i tempi possano essere variabili, se si è ben motivati e si effettua una buona fisioterapia, a 2-3 mesi dall’intervento il recupero è pressoché completo
D: la rizartrosi può tornare?
R: assolutamente no, in quanto viene asportato l’osso artrosico, ma assai frequentemente può interessare anche l’altra mano, essendo una patologia bilaterale nel 70-80% dei casi